La manipolazione della materia, su scala atomica e molecolare, è ormai una vera e propria rivoluzione culturale e sociale che interessa molti settori, come quello della medicina, delle telecomunicazioni, dell’informatica… ed anche dell’alimentazione!

La natura, nella sua complessità, è da sempre in grado di trovare risposte alla soluzione di tutta una serie di problemi legati al vivere ed al sopravvivere e, la scienza, è una progressione di scoperte che mira a fare altrettanto.

L’uomo emula la natura; studia la materia e l’energia per poi ricavarne una contraffazione artificiale. Quest’ultima spesso è vantaggiosa per la sopravvivenza ed il benessere del pianeta e dell’individuo… ma in molti casi, gli effetti secondari inaspettati, arrecano danni spesso irreversibili e del tutto sconosciuti.

La materia è capace di gestire la propria struttura a partire da ridottissime particelle: le molecole e gli atomi. L’uomo non ha ancora la piena conoscenza della vastità e della complessità dei meccanismi che regolano la materia a certi livelli. Del resto visto che la scienza si prefigge di andare alla scoperta dell’ignoto, è accettabile che durante il percorso di ricerca, si possa correre il rischio di commettere errori. Forse in nessun altro settore è  tanto valido il detto “sbagliando s’impara”. Del resto gli scenari delle tecnologie emergenti sono molto allettanti, è dura rinunciare a cose come laser ed ottica quantistica, misure di grandissima precisione a livello atomico, sviluppi nella meccanica, sogni quali il computer quantistico, applicazioni futuribili in campo medico-sanitario, nuovi telecomunicazioni e macchine in grado di assolvere  funzioni tipiche degli esseri umani.

Ma quando l’atto di sbagliare prevede un “lecito” danno alla salute ed al benessere dell’uomo e del pianeta, in me nasce subito il conflitto con la dissennata e spesso “insana” corsa alla ricerca tecnologica.

La manipolazione della materia, tra le altre cose, si prefigge di modificare cibi considerati poco salubri, come il gelato, i grassi e gli zuccheri, e di renderli “salutari”. In realtà c’è la possibilità che tale manipolazione, generi un forte stress ossidativo con l’inevitabile formazione di radicali liberi, che sono un “buon” punto di partenza per malattie come il cancro.

Georgia Miller e Scott Kinnear, nel loro articolo,Nanotecnologia la nuova minaccia alimentare”, affermano che il cibo di domani verrà progettato plasmando atomi e molecole, avvolto in confezioni di sicurezza “intelligenti” in grado di individuare deperimento o agenti contaminanti nocivi. Le aziende del settore hanno investito miliardi di dollari nella ricerca con un numero non meglio definito di nano prodotti alimentari privi di etichettatura presenti sul mercato.”

La Camera di Commercio di La Spezia, nell’Aprile del 2010, ha elaborato una guida pratica per il consumatore, dove si fa anche riferimento alle etichette sulle confezioni degli alimenti geneticamente modificati: OGM: “Gli alimenti che contengono questi OGM, o ingredienti da essi derivati, devono indicare in etichetta la loro presenza solo se in concentrazione superiore allo 0,9%. Le verifiche fatte dal Ministero della Salute, che ha messo in atto un piano di monitoraggio degli organismi geneticamente modificati, hanno dimostrato che in Italia i prodotti alimentari contenenti OGM ci sono e che, con maggiore frequenza, si trovano in: amido di mais (presente nelle farine nella pasta), bevande con soia, budini, creme salate, fiocchi di cereali, integratori dietetici, impasti per dolci e snack salati.  Al di sotto di questa soglia i dispositivi tecnici di analisi non riescono ad identificare le sostanze mutate.”

E’ evidente quindi, che quando non vi sono etichette di questo tipo, non significa che non vi siano OGM all’interno degli alimenti! Ed il fatto che ve ne sia una percentuale inferiore allo 0,9% non implica che questi non siano dannosi… ma semplicemente che non si è in grado di identificarli!

La storia ci insegna  che troppo spesso l’uomo non è stato capace di prevedere, e quindi prevenire, danni all’ambiente ed alla salute a causa della sua incapacità di saper cogliere messaggi d’allarme di materiali ritenuti a priori innocui. Basti pensare a tutta la serie di inquinamenti a cui siamo sottoposti: quello atmosferico, quello idrico, quello degli autoveicoli, quello da composti chimici, oppure, quello da tossicità di materiali come l’amianto.

C’è una soglia, superata la quale, i meccanismi naturali che regolano l’armonia delle cose, vanno in tilt.
Di base la natura è in grado di autoregolarsi e di ripristinare e riparare eventuali anomalie prima che queste degenerino. Non sempre il male viene per nuocere, ma l’uomo spesso, non è in grado di cogliere questo messaggio. La sopravvivenza è una “faccenda” che coinvolge una vastità di meccanismi, tutti perfettamente connessi gli uni agli altri. Avere la visione globale delle cose, dovrebbe essere una prerogativa indispensabile per chi sceglie di “comunicare da vicino” con atomi e molecole.  Separare le cose per poterle studiare va bene, ma solo se dopo le si inserisce in una visione più ampia.
La natura non ha smesso mai un attimo di fare questo… se si vuole emularla davvero, allora bisognerebbe imitarne anche questo aspetto!

Catia Vela

 

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