Mi sono sempre posta la seguente domanda: “se è la volontà di Dio a muovere ogni cosa, noi come singoli individui, non abbiamo mai voce in capitolo?”.
E’ chiaro, che se così fosse, non saremmo mai responsabili di nulla, nel bene e nel male!
Ho l’abitudine di osservare la natura e tutto ciò che la compone, con gli occhi di chi ha tutto da imparare e spesso traggo proprio da lì risposte arcane che sembravano non potermi mai giungere.
Osservando gli atomi ed i loro orbitali ho estrapolato una mia teoria: “l’uomo ha un suo orbitale, una regione di spazio cioè, che si trova attorno ad un nucleo (Dio?), all’interno della quale può gestire il suo libero arbitrio, avendo la facoltà di poter interagire con altri spazi a lui vicini ed anche la possibilità di prendere o lasciare le orbite circostanti, a seconda delle interferenze e/o della propria capacità di mantenere o meno una sua stabilità”.
Ho analizzato la cosa guardandola anche da altri punti di vista.
Ho provato a pensare alla società come ad un gigantesco meccanismo ad ingranaggi, dove ogni singola ruota dentata rappresenta gli individui. In un meccanismo del genere ciò che cattura subito l’attenzione, è la necessità che ciascuno svolga il proprio ruolo in maniera imprescindibile!
Ognuno di noi infatti determina l’altro, in termini di fonte da cui attingere energia motrice per dare il via al proprio movimento.
Lo spazio d’azione individuale è illusoriamente circoscritto al nostro immediato circondario…in realtà le nostre azioni determinano movimento fino all’ingranaggio più distante da noi.
La stessa cosa succede all’individuo inteso come parte integrante di un insieme.
Ognuno di noi ha una sua propria area d’azione, la quale interagisce con quelle circostanti…voler invadere altrui aree modificandone i contenuti, non rientra tra le cose che fanno parte del nostro personale libero arbitro.
E’ anche vero però, che possiamo scegliere di voler occupare quelle stesse aree con “meritocrazia”, quindi con tutte quelle facoltà utili ad assolvere il ruolo insito del contesto, scevri quindi da pretese arbitrarie e tendenzialmente personali, dando il nostro concreto contributo affinché l’insieme cresca ed evolva. Proprio come fa l’elettrone in tutti quei casi in cui entrando in una nuova orbita, permette all’atomo di raggiungere la sua condizione di particolare stabilità energetica, detta ottetto.
Sono dell’idea che l’entusiasmo e la coerenza con cui svolgiamo i nostri “compiti”, siano i trampolini di lancio per andare a ricoprire ruoli sempre più grandi ed importanti, sul grande e meraviglioso palcoscenico della vita!
Catia Vela